1) Ciao Aurora, è stato un piacere averti con noi per il progetto #ViviAvvera. Vogliamo dare ai nostri utenti la possibilità di conoscerti meglio, da dove iniziamo?
Beh, ciao a tutti innanzitutto, sono molto felice di essere qui con voi.
Da dove partiamo…. direi dall’inizio. Sono nata in un paese con 11.000 abitanti in provincia di Pavia. Capirete bene che quando ho iniziato a 4 anni a giocare a calcio nella Pro Vigevano con mio fratello non era esattamente la cosa più consueta da quelle parti. Ho giocato insieme ai maschi fino ai 13 anni, circa, quando le diversità fisiche dovute allo sviluppo mi hanno imposto il trasferimento in una squadra femminile. Non una a caso eh, anzi. Sono passata all’Inter.
2) Come si è sviluppato il tuo percorso da calciatrice?
A 15 anni sono stata contattata dalla Torres che all’epoca era la squadra di calcio femminile più forte d’Italia. Non hanno dovuto insistere troppo, alla prima telefonata ho risposto immediatamente di sì e ho firmato per due anni. Era la mia prima esperienza in mezzo “alle grandi”.
Il problema del mancato professionismo del calcio femminile in Italia si dimostra anche nelle cose burocratiche. Come tutti i dilettanti, infatti, il cartellino del giocatore e della giocatrice è di proprietà della società fino al 25esimo anno di età se non si firma la richiesta di svincolo annuale, cosa vista poco bene nel mondo del calcio. Ti trovi tra incudine e martello, perché se non lasci il cartellino difficilmente riuscirai a trovare spazio, ma se lasci il cartellino sei legato a vita e ti precludi grandi possibilità.
La mia diatriba col cartellino è terminata nel 2017, anno in cui sono passata alla Juventus.
Grande soddisfazione, grande riconoscimento. Ma la lotta per ottenere contratti da professioniste non l’ho mai abbandonata. La parità di genere nel calcio è un argomento spinoso, ma necessario.
3) Quale pensi sia il futuro del calcio femminile in Italia?
I mondiali del 2019 ci hanno permesso di acquisire quella visibilità che prima difficilmente potevano sperare di ottenere. Esiste una conversazione allargata tra paesi europei e non, in cui sistemi già progrediti hanno sistemato l’inquadramento delle calciatrici, ma hanno creato anche cultura verso la parità di genere fin dall’infanzia. Continuare a dire che i maschi giocano a calcio e le femmine con le barbie è irrealistico, la libertà di poter essere chi si vuole essere e avere uguali diritti è necessario.
Per questo con le mie compagne abbiamo insistito tanto sulla parità salariale e sulla promessa da parte della Federazione di equiparare anche i contratti. Con la delibera di giugno 2020 la FIGC ha garantito che dalla stagione 2022/2023 tutti i club di massima serie saranno professionisti.
E’ una conquista importante, siamo il primo sport in Italia ad aver ottenuto questa validazione.
4) In cosa ti somiglia Avvera?
Avvera è determinata a parlare alle persone e a farlo con un linguaggio chiaro e vero. Si espone su tematiche sociali, anche, prende parte ai movimenti che si stanno creando non solo per la parità di genere, ma anche per l’alfabetizzazione al credito, l’educazione finanziaria, vuole dare quello che conosce ai propri clienti per poter dare loro una nuova visione del mondo.
Non somiglia alle sue concorrenti perché parla la lingua delle persone, per davvero.
5) Quali insegnamenti hai avuto dalle tue recenti esperienze? (intendendo il passaggio al professionismo con la firma nella squadra inglese)
Il passaggio all’estero mi ha fatto aprire gli occhi. Sto crescendo molto a livello personale e di mentalità. Qui è tutto un altro modo di vivere il calcio e la vita quotidiana.
Una cosa che mi ha colpito tantissimo in questi primi mesi è la concentrazione nell’allenamento e tutto quello che sta dietro, come l’alimentazione, la costanza e il sacrificio che va fatto per essere pronti al meglio, per fare il proprio lavoro.
Al campo bisogna essere al 100% in ogni circostanza. Qualsiasi problema hai al di fuori, in campo non deve mai entrare. Anche in Italia deve essere così però, adesso, sento davvero la differenza. Il professionismo contro una mentalità ancora forse troppo dilettante.
Un altro insegnamento, che viene direttamente dalle altre ragazze, è su come affrontare le giornate no. Se hai una giornata negativa ma comunque dai tutto quello che puoi dare, il giorno dopo si ricomincia da zero. Ti devi dimenticare dell’errore e dagli errori che hai fatto il giorno prima, ricominciare di nuovo e dare tutto ciò che hai.
6) “Guardiamo avanti” insieme, quali sono i tuoi prossimi impegni?
Con l’Everton l’impegno è di migliorare a livello di gioco e fare i risultati che ci servono, sia per il morale sia per il gioco che dobbiamo esprimere. Con il nuovo mister secondo me molti concetti verranno rivoluzionati e li sentiremo più nostri.
A livello della Nazionale c’è in ballo la qualificazione al Mondiale.
Se guardo avanti ma comunque vicino, non vedo l’ora che tutta l’Italia venga qui, in Inghilterra, dove ho deciso di stare per almeno 2 anni, per l’Europeo che si giocherà la prossima estate.
Mi sto preparando al meglio per sostenere i ritmi alti che l’Europeo ci chiederà e mi chiederà di avere e fare bene in queste partite di qualificazione perché tutto è allenamento, tutto fa migliorare e so che posso e voglio migliorare ancora tanto sotto tutti i punti di vista.