Cerchiamo ora di fare chiarezza sulla correlazione esistente tra cessione del quinto e datore di lavoro.
Quando un dipendente decide di richiedere un prestito con la formula della cessione del quinto e sottoscrive il contratto con la finanziaria, dovrà comunicarlo alla propria azienda.
La notifica è necessaria in quanto il prestito prevede la cessione di una parte dello stipendio, che sarà versata direttamente dall’azienda del richiedente.
Nonostante il datore di lavoro non possa partecipare alla stipula del contratto, il suo ruolo è quindi fondamentale per garantire al lavoratore il versamento puntuale delle rate mensili per saldare il debito.
Ma se si richiede la cessione del quinto, il datore di lavoro si può rifiutare? La risposta è no, perché la cessione del quinto è un diritto del lavoratore. Il datore può rifiutarsi solo se la rata è uguale o maggiore al 50% dello stipendio mensile netto del dipendente.
Fondamentale è anche garantire la puntualità nel pagamento delle rate.
Cosa succede se il rapporto di lavoro cessa prima della liquidazione totale del prestito? Il termine del rapporto lavorativo va comunicato alla finanziaria, la quale calcolerà l’ammontare ancora da saldare.
La soluzione alla concomitanza tra prestito con cessione del quinto e cessazione del rapporto di lavoro risulta essere il TFR. È infatti in questo caso che si ricorre all’utilizzo del TFR maturato dal dipendente, che andrà a colmare il debito rimasto.