Ciao Tommaso, è stato un piacere averti con noi per il progetto #ViviAvvera. Vogliamo dare ai nostri utenti la possibilità di conoscerti meglio, da dove iniziamo?
Beh, sono nato a Vicenza da genitori rugbisti, potremmo dire un destino già scritto. Mio padre è scozzese, mia madre è italiana. Ma, come se non bastasse, anche mio zio è stato in Nazionale in Sud Africa e in Scozia. Mi sono trasferito in Inghilterra a 8 anni e ho fatto tutto il percorso scolastico lì. Poi a 18 mi sono spostato in Sud Africa, dove sono rimasto due anni. Quella è stata la prima grande decisione fondamentale per diventare un professionista: era il modo migliore in assoluto per migliorare il gioco.
Come si è sviluppato poi il tuo percorso da professionista?
Nel 2013 ho firmato il primo contratto giocando a Perpignan, in Francia, ma avevo già iniziato tutto l’iter della Nazionale Scozzese fin dagli Under 16. L’esperienza in Nazionale si è protratta fino all’Under 20, un percorso davvero formativo di cui sono grato, ma anche tosto a livello mentale. Nel 2016, poi, mi sono spostato a Treviso dove negli ultimi due anni abbiamo costruito un gruppo bellissimo col quale siamo arrivati ai playoff del 2021.
Quale pensi sia stato l’insegnamento fondamentale del tuo percorso professionale?
La partenza in Inghilterra è stata inaspettata, avevo ancora un anno di contratto alla Benetton, ma era un periodo difficile per me, con tanti piccoli infortuni che mi hanno lasciato fuori dal campo per un periodo prolungato. Non mi sentivo me stesso e non ero contento.
Ho visto quest’offerta come una nuova opportunità, un nuovo capitolo dove poter rifarmi e in qualche modo tornare al giocatore che ero prima.
Tante volte queste nuove avventure spaventano le persone, che sono abituate al loro comfort e abitudini, però io ho sempre pensato che uscire dalla propria zona comfort fa solo che bene e quindi ho deciso di intraprendere questo nuovo capitolo, e devo dire che è la miglior scelta che abbia fatto. Non vuol dire che per migliorare devi cambiare paese però intraprendere qualcosa di nuovo che non sei abituato a fare o che ti rende un po’ scomodo all’inizio fa solo che bene e ti migliorerà come persona.
Cosa pensi dell’errore?
Credo che sbagliare sia l’unico modo per crescere e migliorarsi, facendo le cose bene e tenendo bene a mente che non esiste una scelta giusta a priori. Per quanto possa sembrare, non siamo supereroi, ma esseri umani, con tutto quello che ne consegue in termini di fallimenti e insuccessi.
Per questo motivo con mia moglie ho creato il podcast “Right mind”.
Parlaci di Right Mind e del suo scopo.
Right Mind offre consulenza sportiva, non solo per il rugby, per affrontare le barriere mentali, bloccare l’ansia e lo stress, riconoscere che le conseguenze emotive – come gli attacchi di panico, le crisi d’ansia – valgono per tutti, anche per noi sportivi. La gestione emotiva è un aspetto fondamentale dell’essere sportivo e dell’essere umano, mostrando che addirittura noi rugbisti che veniamo sempre descritti come indistruttibili, possiamo avere episodi di questo tipo aiuta le persone a sentirsi meno sole, meno diverse dal resto del mondo.
In cosa ti somiglia Avvera?
Siamo energia giovane e innovazione, ma anche grande tradizione alle spalle. Inoltre, anche Avvera come me considera il singolo importante e degno di attenzione, in tutte le sue sfaccettature. Vittoria e sconfitta non solo coesistono, ma si servono a vicenda nei percorsi di crescita. E poi Avvera è un formidabile gioco di squadra.
“Guardiamo avanti” insieme, quali sono i tuoi prossimi impegni?
I miei prossimi impegni in questo momento sono dare il mio meglio per gli Harlequins, giocare il più possibile per loro e nel futuro magari ritrovare la maglia della Nazionale, però per adesso voglio dare tutto il mio focus al club.
Sto anche provando a espandere le mie conoscenze, intraprendendo dei corsi in commercio e trading, con la stessa filosofia di fare qualcosa fuori dal mio comfort per diventare una persona migliore.