Ciao Miriam, è stato un piacere averti con noi per il progetto #ViviAvvera.

Partiamo subito forte, come hai iniziato la tua carriera nel volley?

Ho iniziato a giocare a 12 anni, ma non è stato per niente facile e immediato. Ero sovrappeso, mi avevano consigliato di fare attività motoria per dimagrire. Non era per niente il mio sport, certo ero alta, ma molto scoordinata e impacciata. Ricordo che nei lavori di coppia mi sceglievano sempre per ultima, non ero davvero portata. Sono dinamiche che ti mettono di fronte a cambiamenti forzati del carattere perché sei piccola ancora, non hai la maturità per comprendere ma neanche per farti scivolare addosso e lavorare su di te. Oggi non me la sento di portare rancore per quelle bambine che mi isolavano, se fossi stata brava come loro probabilmente avrei agito nello stesso modo. E’ importante avere autoriflessione e consapevolezza, si disinnesca la rabbia in questo modo.

 

Come si è creata la tua strada nel mondo del Volley?

Vengo da una famiglia che non aveva nulla, l’unica cosa importante per me era renderli fieri, orgogliosi. Per questo ho lavorato sodo, senza sosta, fino a quando a 16 anni sono andata via di casa per inseguire il sogno della pallavolo. Non ho mai avuto piani B, volevo fare quello e basta.

 

Il razzismo nello Sport in Italia è ancora una questione controversa, perchè non esiste un fronte comune per eliminarlo. Come si gestiscono haters e epiteti razzisti?

Col tempo si impara a gestire il carico emotivo che queste situazioni si portano inevitabilmente dietro. Ringrazio quelli che mi insultano perchè mi danno carburante per migliorare e fare bene, ma anche per farli ricredere con le mie azioni, senza dover perdere tempo a parlare parlare parlare.

 

In cosa ti somiglia Avvera?

Avvera è energia pura, determinazione e passione. Sa che il suo percorso vedrà successi e sconfitte, ma non perde mai di vista l’obiettivo.

 

Quali insegnamenti hai avuto dalle tue recenti esperienze?

Ho imparato ad avere pazienza, ma anche a scegliere le mie battaglie. E’ più forte il mio desiderio di raggiungere grandi obiettivi del tempo che utilizzerei per rispondere a tutte le persone che possono denigrarmi, non credere in me, affossarmi. Non possono, il mio obiettivo è chiaro ed è quello che voglio fare.

 

“Guardiamo avanti” insieme, quali sono i tuoi prossimi impegni?

Dopo l’esperienza olimpica e la conquista della coppa continentale, da capitano, contro la Serbia campione uscente dopo due titoli consecutivi posso dirvi che il sogno si realizza e nello stesso tempo continua. A presto!